La medicina rigenerativa, anche definita medicina della longevità, è una nuova branca il cui scopo è quello di aiutare un riequilibrio armonico delle funzioni cellulari mediante il reintegro di tutte quelle sostanze che possono risultare assenti o di cui, comunque, si può essere carenti per colpa del proprio stile di vita, di terapie o di malattie concomitanti.

La filosofia che ispira questo tipo di approccio medico parte dal presupposto che questa integrazione, oltre a portare benefici immediati in termini di sensazione di benessere, tono muscolare, resistenza alla stanchezza e miglioramento dell’umore, può aiutare a ritardare il naturale invecchiamento cellulare e, quindi, a prolungare la vita utile dei tessuti.

La medicina della longevità si basa, in prima battuta, sull’esecuzione di una batteria di esami del sangue abbastanza semplice, però ampia e mirata a dosare le sostanze che possono risultare diminuite a causa di una condizione definita stress ossidativo. Questa condizione, veicolata da qualsiasi situazione di vita che può provocare affaticamento, è determinata dalla formazione di sostanze definite radicali liberi, i quali sono uno scarto del processo di produzione di energia da parte delle cellule e sono altamente dannosi per i tessuti. I radicali liberi, cioè atomi liberi di ossigeno (l’ossigeno esiste come gas stabile nella formula O2, i radicali liberi consistono in un singolo atomo di ossigeno, in formula O, instabile e quindi altamente reattivo), tendono a legarsi alle molecole circostanti, ossidandole e quindi inattivandole. Il corpo produce una sostanza, chiamata glutatione, la cui funzione è proprio quella di catturare i radicali liberi evitando che questi danneggino le altre proteine del corpo, e quindi ossidandosi al loro posto.

Le condizioni di affaticamento fisico portano ad un contemporaneo aumento di radicali liberi e riduzione dei livelli di glutatione, pertanto in questa situazione una parte dei primi sfugge alla sua inattivazione e provoca un danno chiamato, appunto, stress ossidativo.

è molto utile come corollario delle pratiche di medicina estetica, in quanto se fatta prima della stessa può preparare i tessuti a reagire meglio alle terapie, se fatta dopo ne può potenziare gli effetti.

La forma più semplice ed efficace di medicina della longevità prevede un ciclo di infusioni endovenose di glutatione e n-acetilcisteina – che ne è il precursore – volte a ripristinare I livelli ematici dello stesso e quindi a ridurre lo stress ossidativo. Dal momento che quest’ultimo se presente provoca un’infiammazione latente dei tessuti,  l’infusione di glutatione provoca una riduzione della stessa e quindi una diminuzione della ritenzione idrica, portando ad esempio a un miglioramento dei quadri di cellulite.

 

Attraverso opportune e incisive integrazioni si agisce efficacemente su:
➝ sensazione di benessere
➝ tono muscolare
➝ miglioramento della qualità della pelle
➝ riduzione della cellulite
➝ resistenza alla stanchezza
➝ miglioramento dell’umore
➝ ritardare il naturale invecchiamento cellulare
➝ prolungare la vita utile dei tessuti

In aggiunta a quanto detto, è possibile dosare e ripristinare i vari livelli ematici di vitamine e di alcuni oligoelementi (selenio, calcio, zinco) necessari ad aiutare il corpo a rispondere in maniera più efficace ad altre terapie.

Come ulteriore e successivo step, è possibile somministrare sostanze dirette precursori delle proteine producenti energia (Nad+) e aminoacidi, anche se queste ultime terapie giungono in seconda battuta dopo quelle appena descritte.

In sostanza, la medicina della longevità si configura come un naturale alleato della medicina estetica. Negli USA, UK, Giappone e Corea è una realtà in rapida ascesa e al momento, in Italia, è diffusa solo nelle grandi città. E’ una terapia sicura e sostanzialmente priva di effetti collaterali a lungo termine, anzi, glutatione e n-acetilcisteina sono sostanze protettive per il fegato tanto che possono anche aiutare a superare gli effetti di un eccessivo consumo di alcol, farmaci e sostanze varie.

E’ una terapia che si può effettuare solo per via endovenosa e prevede una serie ravvicinata di tre infusione nei primi 10 giorni, intese come dose d’attacco, seguita da un’infusione al mese, potenzialmente senza limiti di ripetizioni che non siano il desiderio del paziente di interrompere la procedura. E’, a quanto pare di capire analizzando la letteratura, una delle pratiche mediche del futuro.

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Dott.ssa Gloria Semprini

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